Mostra di Pittura

Mostra di pittura alla Galleria d’Arte Contemporanea in Pescara 4-14 Giugno 2005
La mostra sta suscitando un grande interesse e successo di pubblico e critica. I due pittori esprimono una grande sensibilit? per la paesaggistica e per la donna tra passato e futuro.

Titolo: Mostra Arte Contemporanea Verderosa DelPonte

10 Aprile 2005 Intervista a Dacia Maraini: il suo ultimo romanzo "Colomba".

Incontro con l’autore : da un’intervista di Anna Maria Santoro

Da Roma a Chieti: due ore di viaggio in macchina, una sosta di dieci minuti per un th? al bar. Piove. Poi, attraverso i vicoli di via Mater Domini, Dacia Maraini arriva nel cuore di Chieti.
Sono le 16 del 10 Aprile 2005 . Ad attenderla molti suoi lettori.
dacia maraini

Vincitrice di numerosi premi tra i quali “Campiello” e “Strega”, da dodici anni vive tra Roma e L’Abruzzo, nel cuore del Parco Nazionale, “dove i cervi e i camosci – racconta – arrivano al tuo fianco all’improvviso e silenziosi, quasi sfiorando il suolo”.
Ama l’Abruzzo, i suoi boschi, la sua storia e i suoi dialetti. Qui ha scritto alcuni dei suoi libri, e vi ha ambientato “Colomba”, l’ultimo romanzo edito da “Rizzoli” nel 2004, attraverso il quale si sentono perfino gli odori di questa terra: delle more di Gioia Veccchio, delle noci delle montagne marsicane e degli orapi di Touta. Nel romanzo, attraverso la narrazione di complesse e intricate vicende familiari che si snodano dal 1880 al 2002, molti sono gli avvenimenti storici descritti: la sconfitta del Sanniti del 290 a.C. ad opera dei Romani, la Bolla con la quale Papa Benedetto VII impose ai signori della Contea Valeria di non toccare i Benedettini di Gioia dei Marsi, le scorrerie dei briganti, ma anche la scomparsa di Federico Caff? nel 1987.
D.: Come mai tanto interesse per la storia d’Abruzzo?
R.: I boschi che io frequento a Pescasseroli, Opi e Villetta Barrea sono integri: basta chiudere gli occhi per immaginare che cosa ? successo l? fin dai tempi pi? antichi.
D.: Perch? nel libro ci sono molte espressioni dialettali?
R.: Il dialetto ? un patrimonio che va conservato, un’esperienza linguistica importante: io addirittura lo farei insegnare nelle scuole, affiancato all’italiano. Il dialetto usato da me nel libro ? quello delle montagne, un po’ contratto perch? quasi tutte le vocali sono mute, ma ? bello, musicale.
D.: Lei d? molta importanza all’uso delle parole. Quanta forza ha la parola?
R.: Ho una passione per le etimologie e per lo studio dei significati che cambiano nel tempo. Dentro ogni parola c’? una storia: di un paese, di un’epoca, di un popolo. La parola ? complicazione, approfondimento. La parola ? mistero.

In menoria di Luciano Tammaro

L’arte di Luciano Tammaro : da un’intervista del 2002.
Ricordo di Anna Maria Santoro

Luciano Tammaro è scomparso in una sera d’autunno del 2004 all’età di 50 anni lasciando, nel suo studio di Chieti, tele, matite, polvere di gesso, pezzi di legno, corde, fili di ferro, pennelli e alcuni tubetti di colore ancora intonsi.
La sua carriera artistica era iniziata durante l’adolescenza a Bruxelles, dipingendo per strada nel quartiere pi? antico della citt?.
Scenografo, pittore e scultore, riusciva a passare dalle ampie prospettive dei fondali e delle piattaforme girevoli degli allestimenti teatrali, allo studio di immagini piccolissime, compresse sulla tela come tanti fotogrammi di una sequenza cinematografica.
Amava i colori brillanti: li usava sempre puri, mai abbassati con il bianco o con il nero: “il rosso deve essere rosso – diceva – il giallo giallo, per invadere la vista dell’osservatore”: li accostava senza segni di contorno, per accordi e contrasti senza passaggi tonali e con una valenza simbolica riferibile alle passioni, alla guerra e alle iniquit?. I colori li usava anche nelle sculture aggiungendo, durante il processo di fusione, piccoli pigmenti capaci di esaltare i movimenti chiaroscurali del bronzo.
Amava il figurativo e l’informale: per lui il corpo femminile rappresentava l’ideale assoluto di bellezza, le altre figure, invece, che spesso ritraeva deformi, rappresentavano il dolore e la parte pi? intima dell’uomo mentre l’informale era il simbolo della libert?.
“Progetto le sculture accuratamente – diceva poco prima della sua malattia – ma i dipinti no, li faccio di getto, stendendo i colori senza nemmeno un disegno preparatorio perch? quando sono di fronte alla tela amo viaggiare con la fantasia”.

Il sito web del Maestro http://www.lucianotammaro.com/ non è più attivo